La scuola muove oltre 10 milioni di persone. Farla funzionare garantendo ai nostri figli istruzione e difesa dal Covid è una grande sfida. I test rapidi ci aiuteranno a vincerla.
C'è un'esperienza che abbiamo vissuto tutti: andare a scuola.
E, che ci piacesse o no, è stata importante perché ci ha coinvolto per almeno 8 anni.
Della scuola ricordiamo i compagni, gli insegnanti e i "bidelli", i momenti di gioco e l'impegno per studiare, gli esami e i passaggi alle classi successive. Oltre naturalmente alle vacanze.
Ma non abbiamo forse mai pensato che la scuola è una realtà enorme che richiede un'organizzazione molto complessa.
Le scuole statali, paritarie e private, comprese quelle per l'infanzia, sono 66.811 e sono frequentate da 9,2 milioni di bambini e ragazzi. A questi vanno aggiunti 835mila docenti e 207mila fra amministrativi, tecnici e ausiliari.
In altre parole, la scuola muove più di 10 milioni di persone (senza considerare i genitori) che si spostano con vari mezzi e si incontrano fuori dall'edificio scolastico, lungo le scale e i corridoi, in classe.
È evidente che prevenire il contagio da Covid-19 in questa realtà è cruciale e difficile.
Vediamo in breve come è stato affrontato il problema e come i test rapidi possono aiutare la scuola.
Il documento di riferimento su questo tema è quello dell'Istituto Superiore di Sanità del 28 agosto: Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell'infanzia.
Per la parte che riguarda i bambini/ragazzi vengono date indicazioni precise su cosa fare se ci sono sintomi che possono essere ricondotti al coronavirus.
Gli insegnanti che riconoscono in un alunno alcuni sintomi - chiaramente indicati nel documento - lo comunicano al referente Covid della scuola, il quale accompagna l'alunno nell'aula Covid e avvisa i genitori.
I genitori vengono a prendere il figlio e avvisano immediatamente il pediatra o il medico, il quale valuta se è necessario fare il tampone. Il medico, che conosce la storia del paziente, può decidere che quei sintomi non sono da riferire al Covid e quindi il bambino/ragazzo sta a casa fino alla scomparsa dei sintomi e viene riammesso a scuola con certificato medico.
Se il medico decide invece che il tampone va fatto e il test è positivo, il bambino/ragazzo resterà a casa in quarantena per 10 giorni e così pure la sua famiglia. Finita la quarantena sarà riammesso a scuola dopo aver fatto il tampone di controllo.
I compagni di classe, finché si tratta solo di un sospetto di Covid-19, continuano ad andare a scuola. Se il sospetto diventa certezza, essendo "contatti stretti", dovranno affrontare la quarantena (ma non i loro famigliari). Anche loro per essere riammessi a scuola dovranno sottoporsi al tampone e avere l'attestazione della guarigione fatta dal pediatra/medico.
Perché questo meccanismo funzioni è necessaria la collaborazione fra scuola, genitori e medici. Collaborazione che si basa sulla fiducia reciproca e sulla comunicazione: due elementi che sono frutto dell'impegno e della responsabilità di ogni singola persona coinvolta.
Ma questo è un altro tema.
Una domanda che spesso viene fatta è: dove si fanno i tamponi?
Si fanno nei centri vaccinali, cioè in strutture sanitarie (ASL e ospedali) con operatori e strumenti adatti ai prelievi e alle analisi. Ma con l'arrivo dei test rapidi si potrebbero fare negli studi dei pediatri e medici di famiglia o addirittura a scuola.
La rapidità è un fattore decisivo quando i casi sospetti arrivano dalle scuole perché è necessario comunicare il prima possibile i risultati a insegnanti, compagni di scuola e famiglie.
I risultati del tampone si hanno in uno/due giorni, mentre i test antigenici rapidi danno una risposta in 15/20 minuti.
Questo vuol dire per esempio che un bambino può sapere subito se è negativo e può tornare a scuola appena il pediatra/medico attesta la sua negatività. Al tempo stesso può rassicurare immediatamente la classe e i genitori dei compagni.
I test antigenici - che prevedono un prelievo naso/faringeo (quelli con l'analisi della saliva sono al momento meno attendibili) - evidenziano la presenza di componenti del virus (antigeni) e quindi indicano se c'è contagio in corso.
Non c'è bisogno di strumenti particolari, né di formazione specialistica del personale sanitario e per questo sono già in uso negli aeroporti e nei porti.
Sono test in genere meno sensibili del test molecolare classico e quindi i positivi devono comunque fare il tampone, che rimane il test di riferimento per la diagnosi del Covid-19.
Però, la velocità con cui arrivano i risultati, la possibilità di testare molte persone praticamente in qualsiasi luogo e di ripetere frequentemente i test a costi contenuti, facendo il tampone solo nei casi di positività, li rendono particolarmente adatti all'uso nei luoghi più "a rischio" come appunto gli aeroporti o le scuole.
Il Ministero della Salute, con la circolare del 29 settembre 2020, ha evidenziato l'utilità dei test come strumento di prevenzione per l'intero sistema scolastico e il Governo ha bandito una gara per la fornitura di 5 milioni di test antigenici rapidi.
Questi contribuiranno al controllo della salute di bambine e bambine, ragazze e ragazzi che hanno il diritto di frequentare nidi e scuole nella sicurezza massima che oggi è possibile garantire.
La scuola è oggi il territorio dove è più importante sbarrare la strada al virus e i test ci stanno dando una mano.
Per sapere di più sui test disponibili oggi, potete leggere: Covid-19, che mal di test!
Con il contributo non condizionante di Abbott.